La XXX Edizione del Salone Internazionale del Libro è stata un’edizione particolare.
Milano, con il suo nuovo “Tempo di Libri”, minacciava la prosecuzione della storica manifestazione torinese; tentativo visto da molti come un “furto”, o almeno così si leggeva sui titoli dei giornali, una battaglia all’ultimo editore conquistato: “Milano o Torino. Chi vincere la sfida dei due Saloni?” (Sole 24 Ore) oppure “Tempo di Libri, una sfida da vincere” (Corriere della Sera).
La tensione nel mondo libri era, a dir poco, palpabile.
“A Torino abbiamo respirato quella voglia di farcela e di farsi sentire di una città intera, dei suoi cittadini e degli editori che hanno deciso di parteciparvi, un sentire comune. […] l’edizione dei record, quella oltre le aspettative, “Oltre i confini” – volendo citare il titolo della kermesse – la più bella di sempre, non c’è che dire, la più amata dagli addetti ai lavori come dal pubblico, numerosissimo, sin dal primo giorno, con file arrivavano sin quasi all’uscita della metro, al Lingotto.” Huffingtonpost, 22/05/2017
165.746 biglietti venduti, trentottomila in più rispetto allo scorso anno, più del doppio di Milano.
Grande motivazione prima e soddisfazione dopo per aver dato il mio piccolo contributo realizzandone la sigla (grazie alla Scuola Holden e all’ufficio stampa Dieci04 per l’occasione https://www.dieci04.it/)
Partendo dall’idea di fondo dell’edizione – che portava già di sé il suggestivo e ancora attuale titolo “Oltre il confine” – e dal capitale narrativo che il Salone del Libro portava già in sé – dall’idea cioè che i libri, la cultura, la comunicazione di questa, possano essere armi per abbattere i muri reali o metaforici che ci dividono ogni giorno – abbiamo ideato una soluzione che andava in quella direzione. L’idea era quella di concentrarsi sulla portata emotiva e, come richiesto nel brief, poetica, sulla tematica dell’edizione.
Il risultato è un teaser (diventato poi sigla di apertura degli incontri dell’evento) che di fatto è un breve sketch d’amore guidato dal pianoforte di Debussy e della sua Claire de Lune. Un muro con il filo spinato che divide due esseri umani stilizzati, due amanti. Che vogliono ritrovarsi, ma il muro li blocca. Necessitano di una soluzione che arriva, ovviamente, con i libri, anche qui, che diventano ponte, reale e metaforico, che ricuce la divisione. Così che la donna, correndo, riuscirà a oltrepassare il confine e riabbracciare, finalmente, il suo uomo.
Il libri che hanno sconfitto il muro a quel punto traballano e cadono fino a formare il logo della storica manifestazione torinese.